Per me il supermercato é luogo di sfogo, rilassamento e felicità. Amo gironzolare tra gli scaffali perdendo tempo a leggere etichette di alimenti mai visti che poi finiranno immancabilmente nel carrello. Ma non sempre si ha tempo da perdere...
Mi avvio verso il supermercato di fretta, devo comprare solo due cose e poi fiondarmi a casa per cucinare. Faccio per salire sull'ascensore quando vengo investita da una mandria di bambini scalcianti mal addomesticati dalla madre (disperata) col carrello (strabordante). Sopravvivo e salgo (sola) sull'ascensore. Inizia la goduria: io e lo specchio. Mi dico sempre che se ci fosse una videocamera o un signore dietro agli specchi si farebbe mille risate nel vedermi posare in vari modi tra un piano e l'altro. Di fianco, l'altro lato, con una smorfia, tirando i capelli su poi giù, fino a quando non si aprono le porte mentre io sto ancora facendo la mossa del Tucano.
Esco, senza imbarazzo, e mi dirigo ai cestelli che, grazie alla loro dimensione, mi permettono di comprare solo due cose: quelle di cui non ho bisogno...
Mi aggiro per le corsie e cerco di non lasciarmi andare, vado dritta ai punti cruciali. Ma non ce la faccio, vedo le albicocche e mi dico che "ci può stare", poi vedo le bacche "e che non ci stanno pure loro?", poi una signora mi fa provare un pezzetto di formaggio "ma mica male questo formaggio, si lo prendo", finché non raggiungo (traballante) la corsia delle farine. Tu no, tu no, tu no .. Eccoti! Cerco di raggiungere la farina senza glutine nello scaffale in basso a destra mentre con il braccio sinistro cerco di bilanciare il cestino pieno zeppo di alimenti inutili, afferro la farina, mi alzo, perdo l'equilibrio, cerco di ritrovare il baricentro, fallisco. La farina mi scivola dalle mani, cerco di afferrarla facendo cadere il cestino. Troppo tardi. Come nelle scene al rallentatore la farina si scaraventa al suolo e con un tonfo si spacca il sacchetto dal quale esce, allegramente, 1kg di granella bianca.
Imbarazzata, con la coda tra le gambe e due cestini pieni (sempre per la teoria che il cestino spinge a comprare meno) mi dirigo alla cassa. Soltanto svuotando le borse della spesa, però, mi rendo conto di aver comprato il mondo ma non quello di cui avevo più bisogno: la farina!
PS: Se state pensando che me ne sono andata senza pulire vi sbagliate. Con occhi da gatto di Shrek sono andata a implorare il perdono del capo reparto decisa a inforcare paletta e scopetta. Già, avevo provato a infilare la farina nella busta rotta con le mani ma il risultato é stato così negativo che il signore ha optato per un "non si preoccupi, faccio io.. E meno male che non era olio!".
LEMON CUSTARD
30g zucchero al velo
4 cucchiai maizena
1/2 cucchiaino di sale
125g burro freddo
1.8dl succo limone (4-5 limoni)
250g zucchero fine (io 210)
6 uova
5 cucchiai di farina
la buccia di 1 limone
- Scaldare il forno a 180°C
- In una ciotola unire la farina, lo zucchero al velo, la maizena, il sale e il burro e lavorare rapidamente con le mani per evitare che la massa si riscaldi (si può usare anche il robot con le lame o una forchetta). Lo scopo é quello di ottenere una "sabbia" e non un impasto a palla omogeneo
- Appiattire la sabbia sul fondo di una teglia quadrata da 24cm di lato circa, facendo in modo che il tutto sia ben livellato. Infornare per una ventina di minuti o fino a quando il tutto sarà dorato
- Con l'aiuto di una frusta amalgamare il succo di limone, lo zucchero fine, le uova, la farina e la buccia di un limone finché il tutto risulterà ben omogeneo
- Quando il fondo della torta sarà dorato, versarci sopra il flan al limone (quello descritto nel punto sopra) e mettere al forno a 150°C per 40 minuti circa (finché il flan si sarà indurito)
- Lasciare raffreddare per 15 minuti prima di toglierlo dalla teglia e spolverarlo di zucchero al velo (io ne ho messo un po' dopo 15 minuti e un po' alla fine)
Ricetta tratta da "Un goûter à New York" di Marabout (collana di libri strepitosa!)
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