Dicono che New York sia la patria dello shopping.
Una di quelle mete turistiche che spingono orde di uomini a odiare il giorno in cui hanno accompagnato la loro compagna/moglie/amica/sorella/mamma nella grande mela. E viceversa. Che mica solo noi donne siamo capaci a spendere fior fiori di quattrini.
Le mie amiche mi hanno avvisata:
"Non portare niente! Giusto un paio di cambi, vedrai trovi tutto là!"
"Noooo non prendere troppo, lascia stare che là ti riempi le borse!"
"Sarai mica matta! Cosa te ne fai di quelle tshirt vecchie quando ne avrai quintali di nuove?"
"Vedrai, ti pentirai, non avrai posto per le cose che comprerai a te (e a me, ovviamente)"
Vorrai mica non ascoltare questo inno allo shopping no?
È così che parto per la mia prima esperienza americana sguarnita come il frigorifero dopo una vacanza. In valigia veramente tre stracci e un paio di scarpe da ginnastica "tanto il tacco 12 me lo compro".
Sono tre giorni che giro vestita come una zingara, di shopping nemmeno l'ombra. O meglio, di quello shopping.
Dove siano Victoria Secret, Abercrombie o Sephora non ne ho la più pallida idea, ma sui negozi di casalinghi sono già diventata numero uno, al punto da poter offrire vasellame ad almeno 4 famiglie.
È pur sempre shopping no?
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